La pandemia da Covid-19 in corso ha modificato le attuali priorità delle Autorità sanitarie ma il problema dell’antibiotico resistenza (AMR) resta di grande importanza a livello mondiale.
La pressione legislativa e sociale ad utilizzare meno antibiotici anche nell’allevamento da latte resta notevole.
Negli ultimi decenni si sono riscontrati notevoli miglioramenti riguardanti la qualità del latte e il tenore di cellule somatiche nella maggior parte delle stalle italiane, ma ad oggi, la mastite si conferma ancora la più comune causa di impiego di antibiotici. Proprio per questo, nel comparto dell’allevamento da latte, questa patologia rappresenta il principale punto di intervento nel piano di riduzione dei farmaci antimicrobici.
L’entrata in vigore del Regolamento 6/2019, da gennaio 2022, imporrà quindi:
• Maggiore attenzione all’uso del farmaco in lattazione
• Passaggio all’asciutta ‘‘selettiva’’ per non utilizzare prodotti antibiotici come profilassi ma somministrarli solo a bovine con diagnosi di malattia.
A questo proposito, Pamela Ruegg, veterinario esperto di fama mondiale specializzata nella qualità del latte e gestione e prevenzione delle mastiti, suggerisce lo schema delle tre D per definire quali vacche trattare:
- DETECTION (Riconoscimento dell’infezione)
- DIAGNOSI
- DECISIONE
Concludendo, alla luce delle indicazioni della Dott.ssa Ruegg, di fatto ogni decisione deve essere presa su base individuale a seguito di accurata valutazione e diagnosi. Questo permette da un lato un accurato uso del farmaco come da normativa ma soprattutto permette di ottimizzare le risorse aziendali in termini di soldi, manodopera e latte di scarto, approfondendo le singole casistiche e evidenziando i casi e i momenti in cui vale la pena gestire la problematica.
Allo stesso tempo è ovvio che la prevenzione resta la migliore strategia di azione, ancor più in un contesto di riduzione degli strumenti per la cura.
Leggete l’articolo integrale cliccando sul link sottostante
